Mosca ha annunciato tagli significativi nella fornitura di gas all’Europa, riducendo i flussi dal gasdotto Nord Stream.
Secondo i nostri esperti, gli effetti si vedranno in autunno e le fatture del gas potrebbero vedere costi aumentati del 500%.
Ecco perché è importante farsi affiancare da consulenti Certificati e Utility Manager, che diano consigli su come sottoscrivere i contratti di fornitura o aggiornare quelli esistenti a condizioni più vantaggiose.
Gazprom, colosso energetico controllato dal Cremlino, ha deciso di tagliare del 40% la fornitura di gas a ENI, la multinazionale che si occupa della distribuzione del gas su tutto il territorio italiano. La decisione, secondo il parere del Comitato Tecnico Scientifico del MiTe (Ministero della Transizione Ecologica) non dovrebbe avere ripercussioni immediate. Eppure l’effetto della sola notizia ha già portato ad un aumento del costo del metano alla Borsa di Amsterdam, passando da inizio giugno da 79,4 agli attuali 144,5 €/MWh. Un trend che potrebbe peggiorare nei prossimi mesi e che fa sorgere parecchi dubbi sulla tenuta degli stoccaggi comuni, in vista dell’inverno.
Ma come si traducono nella bolletta finale delle imprese queste notizie? Secondo quanto raccolto dagli associati Assium, nei prossimi mesi tutte le imprese con fatture energetiche (gas e luce) che impattano più del 10% sul fatturato, si troveranno di fronte a scelte “definitive” che condizioneranno la produzione. Le cosiddette energivore si troveranno – già a novembre 2022 – con bollette del gas (e a febbraio 2023 con quelle della luce) con costi aumentati del 500% in molti casi.
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